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Impresa sociale, questa è lultima chance
La bozza del decreto legislativo è ormai pronta. Ma alcuni intoppi dellultima ora potrebbero vanificare il lavoro finora svolto. Come finirà?
Caro settore non profit, caro governo, caro chiunque in questa vicenda abbia titolo e ruolo per condurre in porto quella buona, anzi ottima causa dell?approvazione della legge delega sull?impresa sociale attesa da anni come la pioggia quando c?è siccità. Carissimi, un appello: non sprecate questa occasione. C?è una bozza di decreto legislativo messa a punto con perizia e buon senso, sicuramente perfettibile ma giudiziosa nell?impianto. Ci sono tavoli di confronto avviati già da tempo dove le opportunità per far emergere divergenze e punti di vista ?non allineati? non sono mancati. Ma adesso che siamo alla stretta finale, che le settimane che mancano alla fine della legislatura sono poche e i lavori parlamentari già super intasati, mettersi a fare le bizze, a sottolineare distinguo incomprensibili, in poche parole a buttare al vento anni di lavoro per realizzare un ?sogno?, sarebbe imperdonabile.
Un simile appello nessuno l?ha formalmente lanciato. Nessuno l?ha messo nero su bianco. Ma aleggia nell?aria e si legge bene tra le righe di ciò che sostiene chi si trova su fronti (apparentemente) contrapposti. E allora? Solo un ultimo, decisivo sforzo?
«Siamo preoccupati del fatto che circolano un po? troppe bozze cosiddette migliorative del decreto base», esordisce Vilma Mazzocco, presidente di Federsolidarietà e membro del coordinamento del Forum del terzo settore, «bozze che provengono dalla Cei, dal sindacato, da alcune componenti importanti dello stesso settore non profit che teme una sorta di ?effetto ibridazione?. L?Arci, per esempio, vorrebbe mantenere la dualità istituzionale e commerciale nella sua natura associativa e, allo scopo, vorrebbe si coniasse la definizione di impresa sociale parziaria. A questo stadio del confronto il rischio è che non se ne venga a capo con una proposta unitaria e unanimamente condivisa».
«Inoltre», aggiunge la Mazzocco, «si fanno sempre più fitte le voci che descrivono interessato a questa partita il ministero per le Attività produttive. L?attuale inquilino del Map (Scajola, ndr) sembra che abbia posto un veto fortissimo a che si proceda con il decreto sull?impresa sociale senza un suo diretto coinvolgimento. Non vorrei che prevalesse la paralisi generale, anche perché l?approvazione della legge delega sull?impresa sociale avrebbe il grande merito di spostare ingenti capitali verso il terzo settore e il mondo del sociale in senso lato».
Grazia Sestini, sottosegretario al ministero del Welfare, non è proprio dello stesso avviso: «C?è un solo documento che ?gira?. Il testo base è e rimane il nostro. Quanto al ruolo del Map, la questione non è mai stata affrontata durante le nostre interlocuzioni con il terzo settore». «Secondo me», auspica la Sestini, «si può procedere speditamente anche con il lavoro già fatto».
Perché allora, è così alto il rischio che ?salti il tavolo?? «Il grande ostacolo, a mio avviso», risponde il sottosegretario al Welfare, «è rappresentato dal mondo delle cooperative sociali che vogliono un loro riconoscimento anche nella legge sull?impresa sociale. Non sono d?accordo. Le cooperative hanno già una legge ad hoc che le riconosce. Noi tendiamo invece a creare forme di imprenditoria sociale diverse, aggiuntive rispetto alla cooperazione». «Ci sarebbe poi anche una questione, a onor del vero piuttosto secondaria», conclude la Sestini, «un aspetto della legge che concerne i contratti di lavoro. Ma su questo terreno sono convinta che gli ostacoli non siano insormontabili. Vedremo. Io confido comunque ancora in un esito felice».
E allora, solo un ultimo decisivo sforzo?
L’iter della legge
le tappe di Un percorso a ostacoli
Ipassaggi necessari affinché il testo del decreto che attua la «Delega al governo concernente la disciplina dell?impresa sociale» (così come previsto dalla legge 13 giugno 2005, n. 118) diventi legge dello Stato sono i seguenti: il documento va in pre Consiglio dei ministri, quindi alla Conferenza Stato – Regioni, sentiti gli esperti nominati dai ministri della Giustiza, delle Attività produttive, del Welfare e le organizzazioni non profit. Una volta effettuati questi passaggi, il testo va alle commissioni Giustizia della Camera e del Senato. Qualora non si riuscisse a completare il suddetto iter nel corso dell?attuale legislatura, entro il 18 luglio del 2006 bisognerebbe fare una richiesta di proroga al nuovo governo.
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